Easy Germination

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Cannabis Propagator

Miniserra Cannabis Propagator

Disconoscimento

Zativo si rivolge ai soli clienti privati, e non rifornisce i coltivatori commerciali o industriali con grandi quantità di semi di cannabis. Se abbiamo ragione di sospettare che i semi ordinati sono destinati alla coltivazione di cannabis su una scala maggiore dell'uso privato, ci riserviamo il diritto di respingere tale specifico ordine. 

Seconda Metà XX Secolo (1950 DC - 1999 DC)

Mentre durante la prima metà del XX secolo si è assistito al graduale declino del consenso alla marijuana terapeutica, la seconda parte del secolo è stata caratterizzata da quello che possiamo tranquillamente definire il picco delle persecuzioni nei suoi confronti. In questo periodo venne praticamente bandita nella maggior parte degli Stati. Ma, allo stesso tempo, tutto ciò rappresentò una notevole spinta per la ricerca scientifica ad approfondire il discorso delle proprietà della marijuana terapeutica. Ed è proprio la ricerca ad aver ampiamente dimostrato come i governi di tutto il mondo stessero esagerando. Questo articolo vuole sottolineare alcuni punti chiave nella storia più recente, con l'auspicio di riuscire ad offrirvi una chiave di lettura migliore su come siamo arrivati alla situazione attuale.

Nel 1951, gli USA approvarono il Boggs Act. Attraverso questo nuovo ramo legislativo vennero stabilite le pene detentorie minime per crimini legati alla droga, senza distinzione alcuna tra trafficanti e piccoli consumatori a scopo ricreativo. Tutto ciò fu, in gran parte, il risultato della politica denigratoria e del terrore applicata negli anni '30, quando funzionari governativi e eminenti uomini d'affari condussero accanite campagne diffamatorie contro l'uso della Cannabis. Una volta approvato il Boggs Act prese piede l'ingiustificata convinzione che la dipendenza dalle droghe fosse contagiosa ed incurabile e, pertanto, chiunque ne fosse affetto doveva essere isolato e rinchiuso (nota: la marijuana terapeutica era ancora, tecnicamente, legale in alcune aree degli Stati Uniti). Questo atteggiamento venne consolidato nel 1956: la Cannabis venne classificata all'interno del Narcotic Control Act. Chiunque venisse trovato in possesso di marijuana illegale andava incontro ad una pena dai 2 ai 10 anni di galera e al pagamento di un'ammenda di 20.000$, grazie alla nuova legge.

Dramma ed eccessive paure erano il frutto della I Guerra Mondiale, che spinse le Nazioni Unite (di cui gli USA rappresentano il membro maggiore) ad una serie di azioni, tra le quali l'approvazione della Single Convention on Narcotic Drugs (Convenzione Unica sugli Stupefacenti). Tale accordo prevede che:

"Le Parti dovranno, a loro giudizio e se la situazione nel loro Paese lo richiede, come mezzo più appropriato per proteggere la salute pubblica, vietare la produzione, la fabbricazione, l’esportazione e l’importazione, il commercio, la detenzione o l’utilizzazzo di tali stupefacenti, a eccezione delle quantità che potrebbero essere necessarie esclusivamente per la ricerca medica e scientifica, ivi compresi gli esperimenti clinici con i suddetti stupefacenti, esperimenti che devono avere luogo sotto la sorveglianza e il controllo diretto della Parte interessata oppure essere sottoposti a questa sorveglianza e a questo controllo".

Ciò significa, fondamentalmente, che la Cannabis in ogni sua forma, marijuana terapeutica inclusa, viene considerata, di norma, illegale a meno che il Governo di riferimento non abbia stabilito diversamente, approvando il suo uso a fini medici e di ricerca. E non sono molti gli Stati che allora approvarono un suo utilizzo terapeutico, una volta avuta carta bianca sulla sua messa al bando. Questa convenzione ha offerto al governo statunitense tutti i mezzi per spingere il proibizionismo a livello federale. Fu questo il picco dell'oppressione mondiale dell'erba. Ora che la Cannabis era vietata praticamente ovunque, la sua strada cominciò ad essere tutta in salita.

Nel 1964, il Dr Raphael Mechoulam dell'Università Ebraica di Gerusalemme identificò con successo il THC come principale ingrediente psicoattivo della Cannabis: fino ad allora nessuno sapeva con precisione in che maniera la marijuana terapeutica agisse. Si trattò di un enorme passo avanti nella scienza della Cannabis che permise di sintetizzare per la prima volta il THC in un prodotto realizzato dall'uomo.

Un secondo contraccolpo al proibizionismo della Cannabis arrivò dal Regno Unito. Nel 1968 il Wootton Report (Relazione Wootton), stilato dal Comitato Consultivo sulla Dipendenza dalla Droga, organo governativo, mise in luce la scoperta che la Cannabis fosse meno pericolosa del consumo di alcolici o di altre sostanze. Ecco cosa scoprirono:

"Il consumo prolungato di Cannabis a dosaggi moderati non ha effetti collaterali pericolosi... la Cannabis è meno dannosa di oppiacei, anfetamine e barbiturici, oltre a essere meno pericolosa dell'alcool...".

Ciò significa che, anche se consumata per lungo tempo, esattamente come fanno le molte persone che amano bere un bicchierino ogni tanto, non provocherà effetti dannosi... che fantasia.

Molti governi non si trovarono d'accordo con questo tipo di affermazioni, soprattutto gli USA, dove la sua demonizzazione aveva avuto inizio. Nel 1970 il congresso degli Stati Uniti approvò il Controlled Substances Act. Con questo veniva definitivamente messo al bando l'uso della Cannabis, così come quello della marijuana terapeutica, su tutto il territorio federale. Tutto ciò avvenne perché il governo statunitense riteneva che non esistessero sufficienti prove scientifiche e ricerche concrete a favore della Cannabis e dei suoi effetti: venne così creata la Schafer Commission, organo istituito appositamente per verificare ed ottenere maggiori prove scientifiche sulle esatte implicazioni della marijuana. Sulla scia di questo atto, venne fondata l'organizzazione NORML (National Organization for the Reform of Marijuana Laws - Organizzazione Nazionale per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana). Si tratta di un'associazione no-profit che auspica la fine del proibizionismo della Cannabis.

Nel 1972, la Shafer Commission concluse le sue ricerche. Non fu rilevato alcun pericolo nell'uso della marijuana terapeutica, ad un livello ragionevole e personale, esattamente come già previsto nel Regno Unito. La raccomandazione conseguente fu quella di depenalizzarla. Ma Nixon rigettò questa relazione. Non bisognava, però, perdersi d'animo, perché un altro colpo era stato inferto sulla corazza del proibizionismo della Cannabis. Come diretta conseguenza alla relazione della Commissione, undici Stati depenalizzarono il possesso di marijuana per scopi terapeutici, il che voleva dire che la marijuana poteva ancora essere utilizzata per un uso medico. Ma tutto ciò doveva rimanere tra le mura domestiche, il possesso in pubblico era ancora considerato illegale. Non esisteva modo legale per ottenerla.

Nel 1976 Robert Randall, cittadino di Washington DC, ottenne il diritto di consumare Cannabis terapeutica durante il trattamento del suo glaucoma. Venne portato davanti alla corte come un qualsiasi criminale, ma vinse la sua causa grazia alle sue condizioni di salute: venne decretato che il Signor Randall dovesse avere libero accesso alla marijuana terapeutica, sotto la supervisione del Governo. Fu il primo cittadino americano di tutti i tempi a ricevere dal Governo la sua fornitura di marijuana terapeutica ed aprì la strada ai molti che dovevano venire. La politica di "tolleranza zero" degli USA aveva in parte fallito. Fu sempre nel 1976 che anche l'Olanda depenalizzò il consumo di marijuana terapeutica ad uso personale, permettendo la comparsa dei primi Coffeeshop. Ma, nonostante questo, la marijuana rimase tecnicamente illegale.

Nel 1978 si assiste ad un ulteriore cambiamento nella percezione della marijuana per usi terapeutici. Il governo federale statunitense iniziò a fornire erba di grado medico ad altri pazienti. Lo Stato del New Mexico approvò, inoltre, una legge con cui veniva per la prima volta formalmente riconosciuto il valore medico della marijuana e, nel corso degli anni successivi, oltre 30 Stati seguirono l'esempio.

Il 1990 è stato l'anno della scoperta dei recettori dei cannabinoidi all'interno del cervello umano, un altro grande tassello del puzzle su come la Cannabis terapeutica agisce esattamente.

Nel 1992 vennero scoperti gli endocannabinoidi, ovvero le componenti chimiche presenti nell'organismo: la personale forma naturale di THC del corpo umano. Grazie ad una migliore conoscenza sul funzionamento dell'organismo e su come la marijuana terapeutica agisce su di esso, scienziati ed attivisti avevano finalmente a disposizione un argomento migliore per richiedere la legalizzazione della Cannabis medica.

Nel 1996 la Cannabis terapeutica venne formalmente legalizzata all'interno dello Stato della California, USA. Fu questa la prima Nazione e autorità occidentale a legalizzare coltivazione e possesso di marijuana per i pazienti in cura. In questo modo veniva completamente legalizzata, non solamente depenalizzata e tollerata. I pazienti non dovettero aspettare molto prima di poter andare dal Governo a rivendicare le proprie forniture.

Intorno a quel periodo nel Regno Unito comparvero molti attivisti per la legalizzazione dell'uso medico della marijuana. Il National Health Service mise nero su bianco che, prima di prendere una decisione, fosse necessario approfondire la ricerca in merito.

Nel 1999, altri 5 Stati USA legalizzarono formalmente l'uso, il possesso e la coltivazione delle forniture personali di marijuana per i pazienti in terapia. I pazienti dovettero iscriversi ad un registro, il che voleva dire che il consumo per scopi terapeutici non poteva più essere usato come scusa per evitare l'arresto per possesso, a meno che non si fosse iscritti a questo apposito registro. Ciò non fu solamente di aiuto per chi aveva effettivamente bisogno della marijuana, ma diede un bel colpo allo spaccio di strada.

Come avrete potuto osservare, la seconda parte del XX secolo ha visto l'oppressione e la relativa rivalutazione della marijuana terapeutica, soprattutto negli Stati Uniti. Tutti questi punti di vista andarono ad influenzare il modo in cui il mondo intero guardava alla marijuana, con un numero sempre maggiore di Paesi avviati verso la depenalizzazione o legalizzazione dell'uso di erba per scopi terapeutici: tutta la nostra gratitudine va alla ricerca condotta dopo il suo proibizionismo.