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Published: January 20, 2022
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Informazioni Cannabis
Probabilmente, quasi tutti abbiamo sentito parlare dei termini canapa e cannabis e molti di voi avranno anche visto le foto di entrambe. Sembrano la stessa pianta, vero? Ma allora qual è la differenza?
Le risposte a questa domanda possono essere molteplici, soprattutto a seconda della definizione che vogliamo dare ad ognuna di loro. Tuttavia, in genere, esistono delle importanti differenze tra cannabis e canapa. Qui di seguito delineeremo le varie distinzioni e somiglianze tra questi termini spesso confusi.
Cannabis sativa è il nome tassonomico dato alla pianta di cannabis, nota anche come marijuana, erba, ganja, ecc. Normalmente, la cannabis è una pianta coltivata per le sue qualità narcotiche, ovvero per la sua capacità di sballare.
A prescindere che cerchiate una definizione giuridica, agricola o funzionale, questo è probabilmente il modo più semplice ed accurato per definire la cannabis. Viene coltivata ed utilizzata per il suo contenuto di cannabinoidi, in particolare per il THC.
E la canapa cos’è? Di fatto, la canapa appartiene alla stessa famiglia della cannabis, ovvero la Cannabis sativa.
Tuttavia, la canapa viene utilizzata per diversi scopi, nessuno dei quali include lo sballo. Ai giorni nostri, viene anche coltivata per il suo contenuto di cannabinoidi, ma non per il THC.
La canapa è stata coltivata per migliaia di anni, non per i suoi cannabinoidi, ma per la produzione di fibre e semi. Le fibre di canapa prelevate dal gambo principale sono versatili e forniscono la materia prima per produrre tutti i tipi di tessuti, corde e materiali da costruzione. Di fatto, la canapa è caduta in disuso solo nell’ultimo secolo, a seguito del proibizionismo negli Stati Uniti.
I semi di canapa vengono anche prodotti ed utilizzati con fini culinari. Al giorno d’oggi, non è raro trovare olio e latte di canapa ricavati dalla pressatura dei semi. Tuttavia, l’uso più moderno della canapa è come fonte legale di infiorescenze ad alto contenuto di CBD e basso di THC. Come vedrete, è proprio questa definizione a distinguere la canapa dalla cannabis, dando loro un carattere giuridico.
Nei seguenti paragrafi analizzeremo nel dettaglio ciò che caratterizza una pianta di canapa rispetto ad una di cannabis.
In termini di cannabinoidi, ci sono alcune differenze significative tra cannabis e canapa. Come accennato, la cannabis viene coltivata per ottenere alte concentrazioni di THC, che possono toccare (o superare) il 30%. Inoltre, le concentrazioni degli altri cannabinoidi sono state deliberatamente ridotte: il CBD non supera quasi mai l’1% e gli altri cannabinoidi sono presenti solo in minime tracce.
La canapa, invece, deve avere per legge un contenuto di THC molto basso: <0,3% negli USA e <0,2% nell’UE e nel Regno Unito (sebbene possa variare a seconda del Paese).
Alcune piante di canapa producono pochissimo in termini di fiori (la parte della pianta dove viene prodotta la maggior parte di cannabinoidi) e, quindi, sviluppano quantità molto ridotte di qualsiasi fitochimico. Ci sono poi altre piante di canapa appositamente coltivate per il loro contenuto di CBD, il cui aspetto si avvicina maggiormente alle piante di cannabis rispetto a quelle di canapa industriale.
Quindi, la differenza più evidente tra le due tipologie di Cannabis sativa è che il contenuto di THC nella canapa è molto basso, mentre nella cannabis è significativamente più alto.
Sebbene non esistano criteri assoluti, le differenze tra queste due piante sono piuttosto evidenti.
Essendo coltivata per le sue infiorescenze, la cannabis tende ad essere più compatta e cespugliosa, sebbene molte varietà a predominanza sativa possano crescere fino a diventare grandi come alberi. Tuttavia, una pianta di cannabis sviluppa quasi sempre più biomassa rispetto ad una pianta di canapa, assumendo un aspetto più folto e pesante.
Invece, essendo principalmente coltivata per le sue fibre, la canapa tende ad essere più alta e slanciata. Nella maggior parte dei casi, il gambo è la parte più pregiata, il che spiega perché diventi alta e produca pochi rami e fiori.
Ma non è sempre così. Come accennato, la canapa coltivata per produrre infiorescenze ricche di CBD tende ad assumere un aspetto analogo a quello delle piante di cannabis. La canapa coltivata per i semi è invece una via di mezzo tra le due tipologie.
Il nome “erba” si addice di più alle piante di canapa rispetto a quelle di cannabis. Sono tra le piante più resistenti del pianeta, in grado di crescere ovunque e di rigenerare terreni di scarsa qualità, affrontando le condizioni ambientali più difficili. In quanto tali, le colture sono composte da un gran numero di piante coltivate una vicino all’altra e negli ambienti più diversi.
Le piante di cannabis tendono ad essere più delicate ed esigenti e richiedono ambienti molto più controllati. Avendo bisogno di quantità adeguate di luce, concimi e spazio in cui crescere, la coltivazione della cannabis è un processo molto più raffinato. Questo non significa che le piante di cannabis non riescano a sopravvivere in condizioni difficili (molte possono farlo), ma per ottenere un raccolto abbondante e di buona qualità (con infiorescenze ricche di THC) bisogna mantenere delle condizioni ben specifiche.
La Cannabis sativa è una specie dioica, il che significa che le piante possono essere di sesso maschile o femminile e per riprodursi devono entrare in contatto due esemplari di sesso opposto. Solo così riusciranno a produrre i semi. Detto questo, rimane una pianta molto particolare perché può diventare anche ermafrodita. In condizioni di stress, le piante femmina possono sviluppare gli organi sessuali maschili per autoimpollinarsi.
Le piante maschio non producono fiori e, di conseguenza, contengono solo tracce di cannabinoidi. Pertanto, se il vostro obiettivo è coltivare cime ricche di CBD o THC, le piante di sesso maschile possono solo aiutare a produrre semi per la generazione successiva. In genere, però, vengono uccise, perché se impollinassero le piante femmina le rese ne risentirebbero in termini di qualità e quantità. Ecco perché nella maggior parte delle colture di cannabis le piante maschio non vengono quasi mai usate.
Nel caso della canapa, tutto dipende dall’uso che se ne farà. Come la cannabis, la coltivazione di infiorescenze ricche di CBD fa uso di piante maschio solo per ibridare la successiva generazione. Invece, per la produzione di semi, latte e olio, le piante maschio svolgono un ruolo importante, perché tutte le piante femmina devono essere impollinate. Anche così, le piante maschio non servono a produrre nulla da sole.
Quindi, le piante maschio sono sempre da scartare? Non proprio. I maschi producono fibre più sottili e flessibili, molto più ricercate dall’industria tessile. Per i tessuti più resistenti, come corde e vele, sono invece preferibili le fibre più forti delle piante femmina. Tuttavia, per gli indumenti più raffinati, le fibre delle piante di sesso maschile funzionano meglio.
Come accennato in precedenza, le definizioni di natura giuridica sono ciò che davvero differenzia la cannabis dalla canapa.
Dal punto di vista giuridico, la pianta di canapa produce meno dello 0,2 o 0,3% di THC, mentre quella di cannabis ne produce di più. Le concentrazioni degli altri cannabinoidi non rientrano nella definizione giuridica. Tutto dipende esclusivamente dal contenuto di THC.
L’uso è un altro modo per distinguere le due piante. La cannabis viene usata per sballarsi, mentre la canapa viene usata per tutti gli altri scopi.
Ma ci sono alcune considerazioni da fare. Innanzitutto, sebbene gli altri cannabinoidi potrebbero non provocare alcun effetto inebriante, possono comunque essere fumati, vaporizzati o ingeriti per trarre beneficio dalle loro proprietà. Con l’aumento del consumo di CBD e degli altri cannabinoidi, la canapa coltivata per le sue infiorescenze tende ad assomigliare molto di più alla cannabis rispetto alla canapa industriale.
In secondo luogo, ci sono piante che contengono concentrazioni illegali di THC, ma il loro uso potrebbe accostarsi meglio a quello della canapa piuttosto che a quello della cannabis. Ad esempio, una pianta potrebbe produrre le migliori fibre del mondo, ma contenere lo 0,5% di THC e, quindi, essere classificata come cannabis dal punto di vista giuridico. Quindi, per alcuni aspetti, l'uso è determinato da altri fattori.
Come avrete capito, non ci sono definizioni troppo rigide per la canapa o per la cannabis. In termini di coltivazione ed utilizzo, seguire le definizioni giuridiche è indubbiamente la via più sicura. Tuttavia, non racchiude tutte le differenze.
In realtà, la differenza è retorica e non intrinseca. Una sola specie è stata ibridata fino ad ottenere molte altre cultivar, ognuna delle quali evidenzia l’una o l’altra caratteristica a seconda dell’uso che se ne fa. Tuttavia, alla fine dei conti, si tratta solo di variazioni della medesima pianta.